mercoledì 6 ottobre 2010
17. Chennai-2
martedì 5 ottobre 2010
16. Tharangambadi - Chennai
Partiamo alle undici e mezza, i ragazzi mi coprono di doni e c'è anche un commiato in italiano, davvero bello. Ho troppo casino in testa, quando incrociamo Vijay sul cancello, esco dall'auto e lo saluto è davvero dura. Joseph alla guida e il Father che ronfa nel sedile dietro. Sono tornati dalla montagna alle sette del mattino e ora di nuovo on the road, non credo che il mio fisico me lo avrebbe permesso. Joseph è stanco e taciturno e (non) si sente, è molto triste che io me ne vada e anche io lo sono, anche con lui si è creato un bel rapporto, persona semplice e limpida.
Con cinque euro a testa ("un po' caro" secondo il Father) ci pappiamo una foglia di banana con riso e verdura agnello pesce yogurt cipolle patate fritte. Prendo in mano la forchetta e non so cosa farmene, questa roba si mangia con le mani, forse è solo che non voglio andare via. Pallina di gelato a fine pasto e si riparte.
Il Father dà il cambio alla guida della Bolero XL e ha un bel daffare a gestire l'ira di qualche dio locale che si scatena poco dopo l'ingresso in una nuova autostrada a due corsie. Autostrada all'indiana, strisce pedonali, incroci a raso, camion sempre a destra, carri in contromano, mucche capre maiali che attraversano la strada. Dopo la pioggia cielo bellissimo blu, penso all'inverno qui e penso che deve essere meraviglioso.
Alle sei e un quarto lei e Suresh tornano verso Sud, si fanno una settimana a visitare le attività di Don Bosco Tharangam e un'altra ONG. È arrivato il momento di salutarci, è dura ma è così. Mancano dieci ore al mio volo e non dormo da dodici, non immagino la sera che mi aspetta.
sabato 2 ottobre 2010
15. Tramonto
Giorno prima della partenza, festa nazionale, compleanno di Gandhi. I ragazzi sono a Ooty, molti del college sono andati a casa per il fine settimana, c'è solo Brother Sagaya Raj a fare la guardia. Trovo il tempo di scrivere e soprattutto di pensare a quello che ho fatto in questo mese qui, stamattina ha piovuto, credo stia davvero arrivando il monsone di Nord-Est, ormai non è più caldo, me ne accorgo la sera quando esco dopo tanti giorni costretto in casa dagli acciacchi.
Alle cinque e mezza l'aria è tersissima, sembra di vedere sulla punta del naso i nuvoloni bianchi grigi neri e blu che si rincorrono nel cielo sopra le palme tonde. A piedi nudi attraverso i campo di pallavolo e quelli da calcio misurando i passi nella sabbia ocra compattata dalla pioggia, ripenso alle sudate, alle corse, a questo mio mese che rimane su questa sabbia e passerà con la prossima partita di calcio, mescolandosi con le vite di tutti quelli che hanno calpestato questo campo.
Ascolto il silenzio rotto dai merli, dai clacson e dal vociare degli uomini che nonostante la festa rientrano dal lavoro nei campi. Il cane bianco della casa si alza, mi guarda, si gratta. A metà campo mi giro verso la casa e trovo un arcobaleno che copre un quarto di cielo tra due nuvole, brividi. Due scoiattoli si rincorrono su un ramo dei grandi alberi di mango.
Continuo a camminare, mi sembra di sentire la terra che calpesto, attraverso un fossato vicino al pozzo e arrivo alla fine del giardino. Dietro la statua della Madonna con il Bambino una capra zoppa delle gambe anteriori bruca l'erba nella scacchiera di filo spinato che delimita il confine, altre due più a lato vicino alla riva di un laghetto forse artificiale o forse no.
Torno indietro per la stessa strada, sento solo me stesso nel silenzio del tramonto, già pestando i sassi più duri della stradina davanti alle mie ciabatte mi sembra di uscire da un sogno. Daniel, uno studente del College, mi accompagna a Tharangambadi a prendere 50 gova, un frutto buonissimo. Domani ne darò uno ad ogni ragazzo. Inizia a piovere, sotto il cappuccio della giacca a vento guardo per l'ultima volta questo crepuscolo che si specchia nelle risaie rigate dalle gocce d'acqua, guardo l'umanità che gira per i paesi, torna dal lavoro, guida, va al tempio, in chiesa in moschea, le mucche assiepate ai lati della strada.
La sera dopo cena ripercorro i miei passi, mi stendo in mezzo al campo da calcio e guardo da sotto in su un cielo che mi sembra grandissimo, pezzato dalle nuvole vuote dopo la pioggia, e pieno, le stelle che fanno capolino sembrano spilli chiari piantati in un enorme cuscino blu. La polare è troppo bassa qui, infatti non la vedo. Credo di averla trovata dentro di me però, mi sento parte di questa armonia, nel mio elemento.
La sera dopo cena ripercorro i miei passi, mi stendo in mezzo al campo da calcio e guardo da sotto in su un cielo che mi sembra grandissimo, pezzato dalle nuvole vuote dopo la pioggia, e pieno, le stelle che fanno capolino sembrano spilli chiari piantati in un enorme cuscino blu. La polare è troppo bassa qui, infatti non la vedo. Credo di averla trovata dentro di me però, mi sento parte di questa armonia, nel mio elemento.
14. Donne
Al ritorno siamo passati da casa di un amico di Joseph campione di sollevamento pesi e poi anche da casa sua, ha una bella famiglia con due bambine. Tra le varie cose che ho un po' recuperato stando qui c'è il senso di famiglia come portante della società, studiando lontano da casa e vivendo con amici perdi la nostalgia, impari tante cose ma perdi anche il senso della vita familiare, che qui nella Casa per fortuna per i ragazzi si respira a pieni polmoni.
venerdì 1 ottobre 2010
13. Riunioni

Dopo le iniziali presentazioni, una delle partecipanti parla di quello che il Governo sta facendo per migliorare la condizione dell'infanzia, e qualcosa si sta muovendo: i politici si sono dati delle scadenze per costruire nuove scuole e per abolire le punizioni corporali agli alunni e convocare i genitori in caso di problemi. Ci fa alzare tutti in piedi e comincia a fare delle domande, chi è pro si sposta da una parte della stanza, chi è contro dall'altra. Alcune mi risultano scontate (fino a 14 anni i genitori dovrebbero lasciare che i figli vadano a scuola?), altre molto meno (si è "child" fino a 14 o 18 anni? Solo il governo o anche altri soggetti dovrebbero prevenire i crimini commessi contro i bambini?). L'esperimento mi piace, ma faccio fatica a decidere se devo ragionare da italiano o no. Come mi sono accorto stando qui, molte cose a me ovvie in realtà non lo sono per niente. Alla fine un signore mi chiede conto della situazione in Italia sul tema, io ne so poco, mi limito a dire che l'impressione è che i numeri siano più limitati e che comunque chi di dovere di solito si occupa di queste cose (neanche questo è scontato e infatti qui sembra non accadere).
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