martedì 5 ottobre 2010

16. Tharangambadi - Chennai

Domenica mattina mi sveglio all'alba assonnato, forse emozione. Vado da Brother Albert che mi ridà la macchina e scarico le foto di Ooty, alcune davvero belle. Prendo il mio tempo per riguardare la casa, ripercorrere con le gambe e con la testa i percorsi di quattro settimane, respirare l'aria umida di campagna dopo la pioggia.

Partiamo alle undici e mezza, i ragazzi mi coprono di doni e c'è anche un commiato in italiano, davvero bello. Ho troppo casino in testa, quando incrociamo Vijay sul cancello, esco dall'auto e lo saluto è davvero dura. Joseph alla guida e il Father che ronfa nel sedile dietro. Sono tornati dalla montagna alle sette del mattino e ora di nuovo on the road, non credo che il mio fisico me lo avrebbe permesso. Joseph è stanco e taciturno e (non) si sente, è molto triste che io me ne vada e anche io lo sono, anche con lui si è creato un bel rapporto, persona semplice e limpida.

In due ore e mezza arriviamo a Pondicherry, dove ci fermiamo per il mio farewell lunch a mangiare in un ristorante super lusso, camerieri in livrea. Al piano di sopra buffet con turisti bianchi di varia estrazione, molti francesi, Pondy è una ex colonia francese ora stato a parte dentro al Tamil Nadu. Scendiamo al piano interrato e ai tavoli apparecchiati del ristorante à la carte ci sono un po' di ricche famiglie indiane dalla pelle più bianca di quella a cui sono abituato. Discutono tra loro in inglese mangiando con cucchiaio e forchetta, mi sento fuor d'acqua.

Con cinque euro a testa ("un po' caro" secondo il Father) ci pappiamo una foglia di banana con riso e verdura agnello pesce yogurt cipolle patate fritte. Prendo in mano la forchetta e non so cosa farmene, questa roba si mangia con le mani, forse è solo che non voglio andare via. Pallina di gelato a fine pasto e si riparte.


Il Father dà il cambio alla guida della Bolero XL e ha un bel daffare a gestire l'ira di qualche dio locale che si scatena poco dopo l'ingresso in una nuova autostrada a due corsie. Autostrada all'indiana, strisce pedonali, incroci a raso, camion sempre a destra, carri in contromano, mucche capre maiali che attraversano la strada. Dopo la pioggia cielo bellissimo blu, penso all'inverno qui e penso che deve essere meraviglioso.

Il traffico della domenica pomeriggio è light, comunque nei villaggi e ai caselli si formano dei bei tappi, prima delle cinque e mezza non riusciamo ad arrivare. Entro nell'ufficio del Cesvi e mollo i due zaini, faccio una chiacchierata con Rosy in cui parliamo di questo mese, della mia esperienza, dell'India, dell'Italia, di quando è stata a Singapore e le persone le sono sembrate vivere ognuna per e con se stessa, ahia.

Alle sei e un quarto lei e Suresh tornano verso Sud, si fanno una settimana a visitare le attività di Don Bosco Tharangam e un'altra ONG. È arrivato il momento di salutarci, è dura ma è così. Mancano dieci ore al mio volo e non dormo da dodici, non immagino la sera che mi aspetta.

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