giovedì 30 settembre 2010

12. Risvegli

Settembre sta finendo, così come il mio tempo qui. Addormentarsi è sempre difficile, tanti pensieri per la testa e tanto caldo. Più si avvicina il momento della partenza e più si accumulano i dubbi, come sarà svegliarsi nel proprio letto con la doccia calda al mattino, le posate e il riscaldamento? Prima di arrivare qui ero tranquillo, sapevo che avevo tutto da imparare e niente da perdere, rielaborare la montagna di esperienze nuove credo sarà molto complicato, molto più pesante dei tanti risvegli madidi di sudore nel cuore delle notti tamil.

In un momento di pausa l'altro giorno mi sono seduto e ho riguardato il materiale che avevo letto prima di partire con alcune interviste ai ragazzi della Casa. Volti che ormai riconosco dal sorriso stampato continuamente in faccia parlavano di padri alcoolizzati e morti giovani o emigrati, madri morte di parto, fratelli maggiori obbligati a suon di botte a lavorare, paghe giornaliere in industrie di mattoni, vessazioni, degrado, dolore. È stato un brusco risveglio dalla quotidianità quasi idilliaca della Casa, in cui li vedo giocare, studiare e mangiare di gusto tra di loro e insieme a me.

Far dimenticare loro le difficoltà nei villaggi e nelle case le ha fatte dimenticare anche a me: ogni volta che li incontro mi chiedono come sto, e io ho imparato a rispondere loro e chiederlo a mia volta, non ero abituato a farlo, mi sembra di stare in una casa di amici. I sorrisi e i giochi mi mostrano quanto lavoro è stato fatto, le parole scritte e lette sono come macigni a ricordare quanto c'è ancora da fare, ad esempio per combattere il dilagare dell'alcolismo in un posto in cui un bicchiere colmo di brandy puro - 180 ml - costa 50 rupie, 1 Euro (così come un litro di benzina, sono le principali voci nelle entrate del Governo) e i negozi di alcolici sono infatti sempre pieni.

I ragazzi dovrebbero partire per una due giorni in montagna a 12 ore di pullmann da qui, partenza stasera e ritorno sabato notte. Domenica mattina presto parto per Chennai, per questa volta passerò, anche perché ho ancora un po' di malanni. La partenza è comunque sub judice: oggi ci sarà una sentenza nel nord dell'India su un caso spinoso di indù contro musulmani, il verdetto di Ayodhya (v. qui e qui), e il governo ha disposto misure di sicurezza per evitare tumulti in tutta la nazione.


Vedendo il traffico delle città e la gente che ti sorride e ti accoglie per strada, cogliendo la strana armonia con cui fedi e persone diverse stanno fianco a fianco si fa fatica a realizzare i feriti o morti giornalieri nel Kashmir, le zone di confine disputate e militarizzate e le immense disparità sociali di cui mi sono fatto una vaga idea leggendo i quotidiani che ogni mattina arrivano alla Casa.

Un altro brusco risveglio è arrivato ieri sera: pensavo di partecipare ad un awareness program in un villaggio a prevalenza indù, ma il Father mi ha detto che è meglio lasciar stare, alcune persone l'ultima volta non hanno gradito la presenza di un "occidentale", associandola ad un'invadenza cristiana. Sono pochi, ma ci sono: quando impareremo - tutti quanti - a convivere davvero?

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