venerdì 10 settembre 2010

2. Chennai - Tharangambadi


Questi me li ha regalati Jaghen (grafia non autenticata), uno studente del College dei Salesiani che gestiscono la Shelter Home dove mi trovo nel distretto di Nagapattinam (Tamil Nadu centrale, 6000 morti per lo tsunami solo in una provincia).

Oltre a lui, i miei compagni di viaggio sono un simpatico omone che scopriro' poi essere uno dei Fathers che mandano avanti la casa e Joseph il guidatore. Grazie a lui mi sento a casa: la guida a sinistra sembra essere un optional e il clacson e' onnipresente in tutte le varianti foniche (dietro le macchine ti chiedono di usarlo).
Un bel pomeriggio a vedere da spettatore un film mai visto, sembra di stare su un altro pianeta, animali vivi che sostano in mezzo alla strada, animali morti a lato di cui nessuno sembra preoccuparsi, mille odori e colori insieme, tre o quattro religioni in uno stesso villaggio. 

Bello scoprire un posto in auto, viaggiando con gente locale, catapultati in una dimensione sconosciuta. Capisco subito che (come quasi ovunque) la gente parla soprattutto la sua lingua (il tamil, l'hindi non sanno cosa sia), e ci metto qualche ora a masticare l'inglese locale, i gesti aiutano a capirsi. La musica dell'autoradio e' iper ritmata, un mezzo tra ritmi arabeschi e caraibici, on the road e' perfetta.

Le sei ore di viaggio non si sentono, e dopo il tramonto arriviamo alla casa, in cui mi aspetta un'accoglienza in grande. Scendo dalla jeep e 40 bambini cantano e suonano per me, mi dipingono la fronte e mi regalano uno scialle arancione. Fatico a realizzare, mi presento a tutti in un minuto e mi dimentico di tutto il resto. La cena pizzica di brutto ma ormai ho capito come funziona, basta caricare di riso e via. Sentirsi al centro dell'attenzione di tante persone e' davvero strano, vorrei riuscire a dare a ciascuno di loro in un mese quello che loro mi hanno dato in un'ora.

Stare fuori dal mio ambiente mi pone davanti a tante domande, e attiva i neuroni dieci volte piu' di uno scritto di analisi numerica. Quando appoggio la testa sul cuscino provo una strana sensazione di felicita'.

2 commenti:

  1. "Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre "Andiamo", e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole" (CHARLES BAUDLELAIRE).
    e questi bambini nelle nuvole vedono le forme più strane e sorridono sempre :)
    di questo "viaggio" non te ne pentirai mai.

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  2. si esige al più presto foto con scialle addosso.

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