venerdì 17 settembre 2010

6. Monsoon Wedding

Tutto quello che si pensa dei matrimoni indiani è vero, al cubo. Sono colorati e incasinati. Giovedì si è sposata Amul Jyothi, una ragazza di 22 anni che lavora qui alla Shelter Home. La data non è scelta a caso, ci sono solo tre o quattro giorni propizi al mese per sposarsi. Lo stesso vale per gli sposi: se i due oroscopi non vanno d'accordo, bye bye. La sera prima la sua famiglia ha offerto la cena alla famiglia dello sposo (escluso), poi lei è andata a dormire a casa di lui, stanze separate. Il fortunato si chiama Lakshimanam, classe '81.


La mattina arriviamo a Poombuhar sulle dieci, in questa specie di mega sala adibita a vari riti indù. Di monsone neanche l'ombra, sole pieno e 30 gradi, per fortuna la cerimonia è al coperto. Musicanti in azione su un palco, brahmino che gioca col fuoco sull'altro. Platea folta, uomini da una parte donne dall'altra. Lo sposo riceve gli ospiti in polo, visibilmente agitato mentre la sposa è impegnata nel make-up in una delle due stanze dietro il palco. 

In mezzo, davanti al brahmino, due anfore bianche e una arancione più alta e sinuosa (l'utero) con sopra una noce di cocco (il seme maschile) e una pianta (la fertilità). A lato trionfi di frutta sorvegliata da uomini dallo status non ben definito, un mini tempio con edicola a fare da sfondo, fiori ovunque. Cameramen e fotografi in quantità, mi sembra un grande show. 

Funziona più o meno così. Prima lo sposo e poi la sposa si siedono da soli con una corona di fiori in testa, e ogni membro delle rispettive famiglie si mette in coda, gli toglie la corona e gliela rimette, mentre il brahmino continua a trafficare attorno al focolare e poi fa fare qualcosa agli sposi su cui né io né loro sembriamo molto preparati.

Poi si siedono tutti e due, con la madre dello sposo a sorvegliare il tutto da dietro l'edicola. Si alzano, fanno tre giri attorno al fuoco e all'anfora mano nella mano con brahmino e familiari stretti. Si scambiano le corone di fiori, la musica sale e tutti buttano riso e petali: è il momento clou. Mi metto in coda anche io con gli altri invitati, prendo del riso dal piatto ai piedi degli sposi e gliene getto tre manciate. Ora sono visibilmente più rilassati e la sposa si lascia scappare anche qualche bel sorriso.

Non ho capito nulla di quello che il brahmino ha detto e fatto, ma il senso del rito è quello, due famiglie che si uniscono per dare vita a nuova vita. C'è molta apparenza, come in ogni matrimonio, e c'è tanta India, musica assordante e tanta gente. Bello il riso in comune col nostro matrimonio. Auguri e figli maschi, ma anche no, sono in uno dei paesi con meno donne al mondo, 933 ogni mille maschi, tanto che è - teoricamente - vietato sapere il sesso del nascituro. 

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